Diario Campagna di Russia II (12 / 15 giugno 1942)

La copertina del diario (10 x 15 cm.), che custodisco gelosamente. Naturalmente non ne riporto il contenuto, ne prenderò spunti e notizie per seguire passo passo gli avvenimenti, aggiungendo considerazioni ed eventualmente quei pochi ricordi che ancora ho, di quanto mi ha narrato babbo nel corso degli anni.

Questi sono gli ultimi giorni del reparto a Frugarolo (AL), poi la partenza per la Russia, per il fronte. I soldati ricevono le visite dei familiari, dei parenti, delle mamme, delle mogli, delle fidanzate, dei figli, dei padri. Corrono le lacrime e le raccomandazioni. Medagliette, santini e amuleti si sprecano. Chi rimane ha paura per chi parte, ricorda bene l’altra guerra, i dispersi, i morti, i feriti, le tribolazioni.

I soldati hanno il morale alto, ma molti si rendono conto che non sono preparati per una guerra. Soprattutto non sanno cosa li aspetta. Un’ armata di 230 mila uomini mandati allo sbaraglio, 85 mila morti e dispersi nel giro di pochi mesi. Un’ immane tragedia.

Babbo nacque il 12 giugno 1920 in Svizzera, a Solothurn, conosciuta come la più bella città barocca elvetica. Capoluogo dell’omonimo Cantone, è situata circa a metà strada tra Berna e Basilea, sul fiume Aare ai piedi della catena del Giura. Il Weissenstein è la montagna che sovrasta Solothurn ed è nominata nel diario. Suo papà, ossia mio nonno Alberto, era di Albiolo (CO). Emigrò a 12 anni. Lavorò in Francia, in Germania ed infine in Svizzera, dove sposò mia nonna Maria, figlia di un emigrante friulano di Villa Santina, nata a Solothurn, di madrelingua svizzero-tedesco. Ebbero tre figli: Armando, Lilian e Mario, che parlavano tutti il dialetto di Solothurn. Nonno Alberto avrebbe voluto che imparassero anche l’italiano, ma non riuscì mai ad insegnarglielo. Anche mio babbo avrebbe voluto insegnarmi il tedesco, ma non ci è mai riuscito. Tanto per riassumere quindi, mio babbo era figlio di emigrati italiani, la sua madrepatria era l’Italia, ma la madrelingua lo svizzero-tedesco. Nel corso degli anni i miei zii Lilian e Mario rimasero in Svizzera e divennero cittadini svizzeri, come lo sono i miei cugini Armando, Pia e Mario. Armando invece emigrò in Italia, ma di questo ne parliamo un’ altra volta.

Alberto Franzi e Maria Floreani con i figli Lilian, Armando e Mario (Solothurn - Pasqua 1946)

Dimenticati dal mondo

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